Il racconto della mia prima macchina contenuto in una lettera scritta per dirle addio
Cara Isa,
oggi devo dirti addio.
A molti apparirà stupido scrivere una lettera ad una macchina, ma per me hai significato molto di più.
Hai segnato la mia vita, l’hai migliorata e hai contribuito enormemente ad accrescere la mia indipendenza.
Ti ho cercata in un periodo in cui avevo davvero bisogno di te, pur sapendo che – vista la mia condizione economica – avrei corso un bel rischio nel prenderti e, soprattutto, nel riuscire a mantenerti. Nessuno mi avrebbe potuto aiutare, anzi. Nonna non era nemmeno d’accordo, ma lo sappiamo: io e lei abbiamo sempre avuto idee piuttosto diverse.
Sapevo che avrei fatto di tutto per tenerti con me ed essere all’altezza della proprietaria che meritavi.
Quindi cominciai a cercarti. Era il 2017. Il mio budget era di appena 1000 euro.
Ogni giorno entravo su Subito e digitavo “Peugeot 206 diesel 5 porte”, non prendevo in considerazione altro. Dopo poche settimane di ricerche, eccoti. Sei apparsa tu. A meno di 20km da me con tutte le caratteristiche che cercavo. Solo una cosa, purtroppo, non combaciava: il prezzo.
1500 euro che io non potevo assolutamente permettermi. Sapevo, infatti, che sarebbe stato impossibile sostenere anche le spese del passaggio di proprietà e dell’assicurazione. Soldi che ero riuscita a mettere da parte in anni e anni di ripetizioni e borse di studio.
Nonostante ciò, ci provai. Chiamai i tuoi proprietari, anche con l’aiuto di mamma, e chiesi informazioni. Inizialmente rispose una voce maschile. Mi disse che stavano ricevendo tante telefonate e che alcuni offrivano di più… ed io, invece, per te chiedevo meno.
Passarono alcune settimane e, proprio quando ormai le mie speranze iniziavano a scemare, ecco una telefonata. Non avevo salvato il numero quindi inizialmente mi ci volle qualche secondo per capire chi ci fosse dall’altra parte. Quella volta mi parlò una voce femminile. Voleva sapere di me.
Le raccontai cosa facessi nella vita, della mia difficoltà economica e altre cose che – in tutta sincerità – non ricordo.
Alla fine mi disse: «se vuoi, possiamo darci appuntamento per vederla».
Così facemmo e subito scattò l’amore.
La proprietaria mi spiegò: «cercavo una persona che la tenesse bene. Ho iniziato a scartare gli uomini perché sapevo che non le avrebbero dato il valore che le davo io. Uno mi ha anche proposto 2mila euro (o forse erano 2500) dicendomi che gli serviva urgentemente per la campagna e per trasportare legna, quindi ho subito detto di no! E alla fine ho scelto te perché sentendoti parlare ho capito che te ne saresti presa cura.»
Ci commovemmo entrambe.
Ci teneva davvero a te. Ricordo il pianto che fece quando mi diede le chiavi. Ti lasciava a malincuore mentre il mio esplodeva di gioia.
Guidarti la prima volta fu come averti sempre guidata. Bella, fluida.
Insieme ne abbiamo passate tante, ma mai un incidente. Abbiamo viaggiato bene io e te e ti sarò sempre grata per avermi salvaguardata. Anche le volte in cui ti sei guastata, è sempre capitato nei momenti e nei luoghi migliori!
Mi dispiace solo per i maltrattamenti che hai subito da persone che conducono la propria esistenza miseramente. Una volta uno sportello divelto, un’altra volta una rigatura ingiustificata, disegni inappropriati sui cristalli. Per un periodo sei stata presa di mira quasi ogni sera – probabilmente qualcuno, per chi sa quale motivo, ce l’aveva con me. Alla fine sono stata costretta a trovarti un’altra sistemazione, proprio davanti a casa e da quel momento nessuno ti ha più dato alcun fastidio.
Non so perché alcune persone siano così infime e spregevoli. E, sinceramente, non credo che conoscere tutti i sacrifici che ho fatto per averti e mantenerti farebbe la differenza. Sapere che sono partita da una classe di merito molto alta perché non potevo ereditarne una più bassa e che ho dovuto rinunciare ad acquistare vestiti, uscire con gli amici e tante altre cose pur di pagare le assicurazioni. La prima 1700 euro, la seconda 1400, la terza 1100 e così via.
Per una persona che guadagnava circa 400 euro al mese in quel periodo, rappresentava un sacrificio immane, ma posso dirmi orgogliosa di avercela fatta totalmente da sola.
Insomma, non è stato semplice, ma per te e per tutto quello che mi hai permesso di fare ne è valsa decisamente la pena! Sei stata il mio migliore investimento.
Se il tempo non ti avesse deteriorata, puoi star certa che ti avrei tenuta sempre con me!
Ma i tuoi 20 anni hanno iniziato a farsi sentire e così pure i 365mila kilometri. C’erano tante cose da sistemare, alcune delle quali non mi facevano più viaggiare sicura. Abbiamo dovuto ridurre gli spostamenti, fare per lo più brevi tragitti e viaggiare sempre con il kit di rabbocco (liquido radiatore, olio freni, olio motore ecc.). Alla fine, grazie al duro lavoro e ai traguardi al cui raggiungimento hai contribuito in gran parte, mi sono potuta permettere una tua sostituta che, mi auguro con tutto il cuore, sia degna di te.
Ora posso metterti a riposo. Hai dato tanto. Tantissimo. Considerando che in alcune occasioni ti ho forse chiesto più di quanto riuscissi a sopportare. Ma siamo arrivate insieme a questo punto ed è ciò che conta. Non avrò il dispiacere di vederti incidentata, né quello di farti portare via da un carroattrezzi, nemmeno quello di portarti personalmente da uno sfasciacarrozze. Ti accompagno integra in un bel posto pieno di macchine nuove e ti saluto guardandoti un’ultima volta così come la prima volta che ti vista. Ci arrivi tu con le tue ruote e il tuo motore.
Ah, ho preso la tua farfallina come ricordo. Quella che portavi con te dalla precedente proprietaria. Quando qualcuno la vedrà, gli racconterò dell’importanza che hai avuto nella mia vita.
E a quelli che mi chiederanno perché ho scelto di chiamarti Isa, risponderò “perché era Bella”.
Quindi, addio Isabella.
Grazie di tutto.
Tua Chiara.
Pedagogista – Professionista disciplinato ai sensi della Legge 205 del dicembre 2017, commi 594-601, e dalla Legge 4/2013.
Copyright © 2022 Pedagogista Chiara
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