Ciao, sono Chiara Taglialatela pedagogista, counselour e formatrice.

Pedagogista Chiara

Detto così sembra l’ennesima presentazione di chi sfrutta il proprio titolo professionale per identificarsi in un ruolo fatto di preconcetti e nascondere ciò che si è nella vita come persona, dentro e fuori l’ambito lavorativo. Come se un medico non possa avere l’hobby del karaoke o un avvocato giocare ai videogiochi. Tendiamo a mostrare ciò che è ritenuto “serio, intelligente, di prestigio”, per celare sfaccettature di noi che potrebbero essere reputate da alcuni ridicole, imbarazzanti o infantili. Perciò, se ho iniziato la mia presentazione sottolineando il ruolo che rivesto non è per un vanto o per celarmi dietro a un titolo, ma per dirvi cosa mi rende tale. E no… Non è la laurea magistrale (anche se indispensabile per esserlo).

Approdo nel mondo dei pedagogisti dopo averne sperimentato la mancanza e l’esigenza nella mia vita – prima ancora di sapere chi fosse e cosa facesse un pedagogista.

Guardandomi indietro, infatti, quanto avrei desiderato trovare una persona competente che mi aiutasse concretamente ad affermarmi come individuo distinto e autonomo, a farmi sentire “giusta” nel mostrarmi per ciò che ero e ciò che desideravo divenire!

Sono stata paralizzata da un passato difficile e doloroso e, per troppi anni, in nome di una responsabilità che mi era stata scaricata addosso e che io stessa mi sono accollata, ho mascherato ME.

attestato musical Pedagogista Chiara Taglialatela

Io nasco sognatrice, creativa, artista (non perché abbia particolari doti artistiche, ma perché per me l’arte è vita) e nasco col desiderio di diventare attrice. Un sogno fatto a brandelli sul nascere dalla durezza della vita e da una famiglia che aveva già immaginato il mio futuro; non una professione in particolare, ma sicuramente un ruolo di responsabilità, “serio”, analitico, ai miei occhi noioso. Dovevo essere sempre quella responsabile, con la testa sempre sulle spalle e i piedi ben piantati a terra, perfetta in ogni occasione, accondiscendente, diligente, sempre in ordine con abiti “consoni”, frequentare sempre e solo luoghi “adeguati” e rivolgere la parola sempre e solo a persone ritenute “buone, affidabili ed educate”. Tutto ciò mi ha portato a sviluppare un forte timore all’idea di espormi, di risultare sbagliata o imperfetta. Per molto tempo non sono stata in grado di interfacciarmi con persone estranee, avevo paura anche solo di aprire bocca per salutare.

Questi grossi problemi di socializzazione non facevano altro che allontanarmi da chi mi stava intorno e mi rendevano incomprensibile (persino a me stessa!). Più e più volte sono stata definita “timida”, ma io non mi sono mai sentita tale. Anzi, morivo dalla voglia di essere inclusa, di fare nuove amicizie, di esprimermi e di affermarmi come persona, ma non avevo gli strumenti per farlo, mi erano stati negati.

Così ho dovuto crearne di nuovi. E quando ormai tutte le costruzioni che mi ero messa addosso erano diventate insostenibili, ho cominciato man mano a distruggerle (tra le varie cose, ho detto addio all’idea di diventare medico – imposizione che mi ero posta da sola perché credevo che quello sì che sarebbe stato considerato un ruolo di tutto rispetto) e ho iniziato a cercare il mio posto nel mondo. Forse anche grazie il mio sogno di fare l’attrice, sono riuscita a sperimentare e a divertirmi nel vestire diversi ruoli: quello della giornalista, della segretaria, della libraria e della tabaccaia (ah sì, per una settimana anche quello di promoter) ma, per quanto siano state tutte delle belle esperienze (no, la promoter in effetti no) nessuno mi calzava perfettamente addosso.

Ho continuato a brancolare nel buio (ah… se avessi conosciuto un pedagogista a quel tempo!) finché non mi sono fermata e ho capito che non avrei trovato delle risposte fuori da me. Così mi sono guardata dentro, ho ricomposto tutti i pezzi che mi componevano (soprattutto quelli che avevo sotterrato) e mi sono reinventata.

Quindi, tornando a noi, chi sono?

Sono Pedagogista perché ho vissuto sulla mia pelle l’urgenza di questa professione e perché ho sperimentato in prima persona il disagio e i bisogni di chi ne necessita il supporto.

Perciò, se anche tu vivi un disagio sociale (familiare, amicale, lavorativo, scolastico ecc.), se hai bisogno di aiuto a definire il tuo potenziale umano, a sfruttare al meglio le tue capacità, o se non hai ancora capito e vuoi scoprire le possibili direzioni che potresti imboccare nella tua vita (personalmente e professionalmente) dai un’occhiata ai miei servizi e contattami!