Chi è il Pedagogista ?

Una percentuale eccessivamente alta non è in grado di rispondere a questa domanda e questo è preoccupante.

C’è chi pensa che il pedagogista sia un professionista che si occupa di bambini (ma non si sa bene come), chi lo confonde con il logopedista o con un pediatra, chi non lo distingue da un educatore o un insegnante e chi non sa darsi alcuna risposta e continua a considerarlo una figura mistica, apparsa su questo mondo da chissà quale pianeta. Beh, è arrivato il momento di fare chiarezza e, soprattutto, di sottolineare il fatto che il pedagogista è un professionista a sé stante, con caratteristiche proprie, che ben si distingue da quelle citate. E, soprattutto, ribadiamolo prima di proseguire oltre: IL PEDAGOGISTA NON SI OCCUPA DI BAMBINI – beh, non solo.

Perciò, riponiamoci la domanda:

Chi è il pedagogista?

Il pedagogista è lo specialista dei processi educativi e formativi. La sua non è una professione sanitaria. Si colloca, infatti, nella dimensione sociale, dove  si occupa dello sviluppo e del benessere di persone di ogni età, sia a livello individuale che collettivo.

Opera prioritariamente nei seguenti ambiti: educativo e formativo, scolastico, socio-assistenziale, culturale, giudiziario, ambientale, sportivo e motorio, delle risorse umane, dell’integrazione e della cooperazione internazionale.

Può lavorare in regime di lavoro autonomo, subordinato e/o mediante forme di collaborazione.

COSA FA?

I servizi che offre il pedagogista sono molteplici e dipendono dal target a cui si riferisce, pertanto consiglio la lettura di questo articolo: Chi può rivolgersi al pedagogista?. Tra le pratiche di sua competenza rientrano la consulenza, la progettazione, il coordinamento, l’orientamento formativo e scolastico, la formazione e la supervisione.

  • In generale, il pedagogista che opera come consulente aiuta il cliente a chiarire il proprio vissuto nel “qui e ora”, ad attivare le funzioni riflessive e a prendere decisioni sostenibili, coerenti e creative. Non esercita né si addentra nella sfera dell’inconscio, ma solo nella dimensione del conscio, rinviando ad altri professionisti situazioni e casi in cui i soggetti manifestino problematiche che richiedano un intervento/trattamento diverso da quello di tipo pedagogico.
 

   →  NOTA BENEnon tutto ciò che non è esplicitato è inconscio. Molti aspetti, infatti, potrebbero non essere ancora stati                               esplicitati a parole e/o non essere stati del tutto sviscerati, forse perché dati per scontato dall’individuo o non considerati                     particolarmente importanti.

  • La figura del coordinatore pedagogico, riconosciuta a livello istituzionale, fa la sua entrata nel panorama lavorativo dei servizi per la prima infanzia negli anni Settanta con la legge 1044 del 1971, ma sarà solo negli anni Novanta che  troverà una maggiore concretezza cominciando a intrattenere rapporti anche con l’amministrazione comunale e i genitori, nonché a occuparsi della gestione delle risorse umane. Diviene così un professionista impegnato nella realizzazione, promozione e monitoraggio dei progetti educativi, che coordina e presidia le funzioni esterne ed interne dei servizi affidatigli.
 
  • Nell’ambito della progettazione, il pedagogista elabora progetti rivolti al singolo individuo o alla comunità. Può quindi occuparsi della stesura di progetti per le Istituzioni (comuni, scuole, università ecc.), Associazioni, Enti, Strutture socio-educative o socio-assistenziali.

ll pedagogista si occupa, inoltre, di predisporre e attuare Piani Personalizzati a favore delle persone con gravi disabilità in base alla Legge n. 162/19985 «con la finalità di promuovere l’autonomia e fornire sostegno alla famiglia in cui è presente la persona con grave disabilità».

QUAL È IL FINE DEL PEDAGOGISTA?

Il fine ultimo del pedagogista quello di “svanire”, ovvero di rendersi una figura marginale rispetto all’individuo oggetto e soggetto di cura. La relazione d’aiuto che si instaura tra il pedagogista ed il suo cliente deve rappresentare un percorso dalla durata definita, durante il quale la persona impara ad autodeterminarsi e acquisisce gli strumenti e le risorse che le consentiranno di realizzare e proseguire in maniera autonoma il proprio progetto di vita.

NOTA BENE: la relazione pedagogica può infatti causare dipendenza. Lo so, sembra una battuta ma non lo è. 

L’agire prioritario del pedagogista, o un intervento protratto per una durata eccessiva, può infatti comportare il rischio di creare un rapporto di dipendenza da parte del cliente nei confronti del professionista. È quindi indispensabile saper gestire le relazioni favorendo l’iniziativa e l’inventiva dell’altro ogni qualvolta sia possibile. A tale scopo, il pedagogista dovrà gradualmente ridurre non solo la sua presenza fisica (ad esempio dilatando sempre di più gli incontri), ma anche il proprio intervento.

COME SI DIVENTA PEDAGOGISTA?

In base al comma 595 della legge 205/2017, «la qualifica di pedagogista è attribuita a seguito del rilascio di un diploma di laurea abilitante nelle classi di laurea magistrale LM-50 Programmazione e gestione dei servizi educativi, LM-57 Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua, LM-85 Scienze pedagogiche o LM-93 Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education». Ciò significa che per accedere alla professione è necessario – ma non per questo sufficiente – conseguire il titolo di Laurea Magistrale in uno dei corsi previsti dal decreto.

ESISTE L’ALBO DEI PEDAGOGISTI?

Purtroppo, e sottolineiamo purtroppo, no. Le leggi che attualmente disciplinano la professione del Pedagogista sono la Legge 4 del 2013 e la Legge 205 del 2017 consultabili all’indirizzo www.gazzettaufficiale.it

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